lunedì 6 luglio 2015

GIANNI RODARI SU DANIELA RIPETTI E LA SUA INNOCENZA (Gianni Rodari on Daniela Ripetti and her innocence) 1969


GIANNI RODARI SU DANIELA RIPETTI E LA SUA INNOCENZA (1969)
La violenza della disinformazione e dell’abuso di potere
(Gianni Rodari on Daniela Ripetti and her innocence – 1969)




“Oggi a Benelux (Gianni Rodari), preme qualcosa di molto grave, cioè che all’inferno – a  Rebibbia – possano essere spedite per motivi da quattro soldi, per giunta falsi, ragazze entusiaste e innocenti come lei...”

Comincerò a trattare della violenza della disinformazione e dell’abuso di potere partendo da una dolorosa ed emblematica esperienza  personale:
il kafkiano evento e film dell’assurdo in cui mi trovai inaspettatamente coinvolta e cioè il mio surreale arresto (nel 1968) e la mia assoluzione (nel 1969) dopo una permanenza in carcere di ben 15 mesi da innocente per l’ipotetico possesso di 0,4 grammi di hashish, di fatto inesistenti. Ma quei fantasmatici 0,4 grammi, materializzatisi 'magicamente' dopo che ero stata portata in questura senza mandato di cattura o di comparizione e dopo una successiva perquisizione nella mia stanza, fatta senza la mia presenza e senza mandato di perquisizione, furono il pretesto per dare il via a tutta l'operazione (false flag?) e alla sua spettacolare messa in scena mediatica.
L’ ‘errore’ o ‘montatura’ all'origine dell’ ‘ingiustizia preventiva’di cui fui vittima, fu il frutto velenoso del torbido clima  creato dalla "guerra psicologica e non ortodossa" in corso (sin dalla fine della seconda guerra mondiale) in Italia che di quella guerra fu un laboratorio, un  "test case". Basta leggere le varie direttive USA del National Security Council (NSC), dello Psychological Strategy Board (PSB), i molti atti declassificati e i rapporti  delle varie Commissioni d'inchiesta, per rendersi conto di quante operazioni occulte, quanta 'intossicazione informativa' abbiano pesantemente contribuito a configurare la cronaca e la storia del nostro Paese.
Qui sotto un estratto dal corsivo di Gianni Rodari (Benelux) scritto il giorno della mia assoluzione. L'articolo di Rodari bene sintetizza lo scandaloso abuso da me subito quando ero ancora minorenne.


Da “DANIELA E L’ITALIA” di Gianni Rodari (Benelux)


(Paese Sera: 10 luglio 1969)


ITA .“...Oggi a Benelux, preme qualcosa di molto grave, cioè che all’inferno – a Rebibbia – possano essere spediti per motivi da quattro soldi, per giunta falsi, ragazze entusiaste e innocenti come lei. Chiunque abbia figlie e sorelle della sua età ci può capire.
Quando fu condannata per delitti ora giudicati inesistenti, Daniela aveva 18 anni :
la polizia  la mise dentro e la denunciò per l’ipotetico possesso di mezzo grammo di hashish.
Con quella dose Daniela non avrebbe potuto fumare più di due “paglie”, ossia sigarette drogate.
Ora si apprende che gli esperti non sono riusciti ad accertare che si trattasse di hashish.
Poteva essere polverina per gli starnuti di carnevale, il residuo di una cicca, un pizzico di cipria, la cacatina di una mosca.
Scusateci se siamo sboccati ma, porco diavolo, questa storia è una delle più squallide ed inquietanti della già abbastanza malfamata giustizia italiana. Si butta in carcere una ragazza senza un pelo sulla coscienza, mentre la coscienza nazionale è più pelosa e irsuta di quella di uno scimmione urango.
In questa stessa Roma, dove Daniela ha sciupato forse per sempre la sua splendida giovinezza, si radunano come alla Borsa, i grossisti di droga d’Europa e d’America, poliziotti di alto rango sono accusati di andare d’accordo con la mafia delle bische. E il boss  Liggio viene assolto, mentre i suoi compari spadroneggiano anche nelle aule del Parlamento.
Qui, signori, non basta che Daniela sia daccapo libera, sarebbe troppo comodo! Lei e tutti gli onesti debbono esserne risarciti. Come? Prima o  dopo si vedrà".
CONTINUA...


ENG. I will begin to deal with disinformation and abuse of power, starting from a painful and emblematic personal experience:
the kafkaesque story and theatre of the absurd in which I found myself unexpectedly involved, i.e. my arrest (in 1968) and my acquittal (in 1969) after spending 15 months in prison charged with possession of 0.4 grams of hashish, a charge that turned out to be completely unfounded.

Here is an excerpt from an article published after my acquittal on the front page of Paese Sera, written by the author, journalist and educator Gianni Rodari (alias Benelux) 1. This excerpt summarizes the scandalous abuse that I suffered when I was still a minor.


GIANNI RODARI: “DANIELA and ITALY” (1969)

The innocence of Daniela Ripetti and the violence of disinformation
and abuse of power


ENG. “…Today I want to talk about something really serious – the fact that in Italy a young, enthusiastic, innocent girl like Daniela can be thrown into the pure hell of Rebibbia Women’s Prison for trivial, entirely false motives. Anyone who has daughters or sisters of her age will understand. When she was sentenced for crimes now judged to be non-existent, Daniela was 18: the police put her inside and charged her with  possession of half a gram of hashish, just about enough for two joints. Now we learn that experts have not been able to prove that it was really hashish. It could have been sneezing powder, the remains of a dog end, a pinch of face powder, or even fly shit. Excuse my language, but hell, this whole case is one of the most disturbing examples of the failings of the Italian justice system, which already has a pretty bad reputation. An innocent young girl gets thrown in prison, while true serious crimes are ignored. In Rome itself, where Daniela was robbed of her youth, perhaps forever, drug dealers from Europe and American gather together and high-ranking police officers are accused of conspiring with the gambling mafia. The mafia boss Liggio is found not guilty, while his men throw their weight around, even in the Italian parliament.Ladies and gentlemen, here it is not enough that Daniela is free again, it would be too easy! She and all honest people must be compensated. How? Sooner or later we’ll see”.

To be continued...

Il corsivo di Benelux (Gianni Rodari) è del 10 luglio 1969 (non del 9)



Unjust justice: she spent 15 months in jail despite being completely innocent.








 
               1.  http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari 
                            http://en.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari  



Si veda il mio ultimo libro:

UNA GIOVINEZZA RUBATA-MEMORIE DI GUERRA FREDDA ISBN: 9788879971430 Books & Company editore, Sett.2019

                                                                        



   Il libro si trova qui:
Per chi utilizza solo librerie non virtuali è possibile trovarlo o ordinarlo anche nelle librerie Feltrinelli, essendo nel loro catalogo. 

Recensione a Una giovinezza rubata-Memorie di Guerra Fredda, del filosofo Augusto Illuminati su OperaViva magazine a  questo link:


Dalla quarta di copertina:
Attraverso ricordi, frammenti autobiografici e documentazione storica, l’autrice di questo libro apre delle fenditure e si addentra nel labirinto di specchi e nel caos illusionistico della cosiddetta “guerra fredda”. Una guerra prevalentemente psicologica (Psywar) e non ortodossa che può essere considerata un surrogato di una terza guerra mondiale dispiegata o la forma moderna e postmoderna del guerreggiare al tempo dell’equilibrio del terrore.
Di un tale ibrido guerreggiare di cui l’Italia è stata un laboratorio, un “test case”, vengono qui descritte le tattiche e le strategie utilizzate per il controllo psicopolitico dei conflitti sociali, geopolitici, e di quella “gioventù irrequieta” che nei punti più alti del capitalismo – anche se non senza contraddizioni – ha osato dire “no” alle violenze e agli abusi di tale sistema.
La giovinezza di cui si parla in questo scritto non è solo la giovinezza dell’autrice e della “gioventù irrequieta” degli anni Sessanta e Settanta, ma anche, ed è il tema portante, la giovinezza della democrazia dal dopoguerra in poi, una democrazia fragile e conculcata nella sua evoluzione.
A cinquanta anni dalla strage di Piazza Fontana, un modo per non scordare gli “orridi eventi” e i paradossi del periodo ironicamente definito post-bellico.

Eng. From the back cover:
Through memories, autobiographical fragments and historical documentation, the author of this book opens some cracks and enters the labyrinth of mirrors and the illusionistic chaos of the so-called “Cold War". The Cold War, a predominantly psychological and unconventional warfare, can be considered a substitute for a high-intensity third world war and a modern and postmodern form of war at the time of the balance of terror.
Of such a hybrid warfare, which Italy has been a "test case” of, are described here the tactics and strategies used for the psycho-political control of social, geopolitical conflicts, and of the "restless youth" of the Sixties and Seventies that in the highest points of capitalism dared to say "no" to the violence and abuses of this system.
The youngness spoken of in this book is not only the youngness of the author and of the "restless youth" of the Sixties and Seventies, but also, and is the supporting theme, the youngness of ‘post-war’ democracy, a fragile democracy, violated and trampled in its evolution.
Fifty years after the Piazza Fontana massacre, a way to not forget the "horrid events" and the paradoxes of a period ironically defined post-war period.



 







 









 


                 

  

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