domenica 7 giugno 2020

Lacrima d' Apache, Canone enigmatico ed altre poesie (da Apache Tear II) di Daniela Ripetti P.


APACHE TEAR, BIG PICACHO ed ALTRE POESIE . PREF. di ROMANO LUPERINI (Cfr. i due precedenti Post)


Schizzo di Paolo Di Pietrantonio



APACHE TEAR

Nera e lucida
e segreta
e lontano un po’
smarrita
e sensibile all’aspetto
come carne nera viva
come fondo d’un abisso
scivoloso e tondo mondo
stilla o stele
dove il sogno
s’inoltrò per fare in
modo che chiunque la
toccasse la sentisse
densa e fina
come sabbia, come guida
del viaggio in altro
sogno
e di sogno in luogo in
sogno
torna piano
quel bisogno di
tornare
nuova
al mondo.


Big Picacho


Un’ arena
di splendore
o tutto espanso
come asfalto astratto
e tutto deserto
o tutto splendore
d’asfalto sfatto
tutto sfatto in
terra muta
fulva luna o fonda
cruna… che traverso
in lungo e in largo…
valle e luna o morta
luna della valle in
morte viva c’era prima
come un taglio tra il mio
seno e il Big Picacho…
ci son nomi sulla roccia
rossa rocca dell’agguato
sopra il fianco della duna
sulla sabbia del gran pianto
secco e torrido e
salato al mio olfatto di
palato… tutto tocco e
tutto taglio,
nel salire…
piano…
adagio...


NEL MUOVERMI VERSO...
(Meditazione 1968-1983)


Nel muovermi verso

il centro della mia leggerezza

quando soltanto il colore del cielo

scandisce le mutazioni del mio essere interno

e le luci

             de ascensioni sul pallido nero oceano

             inchiodano e ardono

             in lampeggianti bagliori di Nero…

Così io mi sento

nel cangiare dei formicolii e dei blocchi del corpo

tra cielo e oceano

in un’increspatura leggera del foglio…


Canone enigmatico
(Flashback 1967-1983)
 
…Dalle foglie,

dalle morbide acuminate

smerlature di foglie…

dalle volte,

da ali in amore

da piume trapunte

dai voli in discesa

di foglie caduche…

dai minuzzoli mondi

dei pietrischi di sera,

dai tocchi e rintocchi

della luna sui pruni…


da soli e da inverni

tra lupi e dirupi…

da fuoco, da vento, da acqua

e in enigmatiche melodie silenziose,


io ti chiamai… dai neri puri

e da ancora insoluti

ritratti futuri…


Erranze (Wanderings)…



Non più una terra

non una dimora

se non il verde

la roccia

o il deserto centro

la brughiera di erica rosa.

Non so quando lasciai

anch’io una patria

quando trovai la spada.


Ci resero erranti

come nubi e astri

girovaghi Heathcliffs

dall’esilio esiliati…



NOTE
 
Apache tear’ (Lacrima di Apache) è una tralucente pietra nera delle terre dei Pellerossa; levigata assume la forma di una lacrima e se vi guardiamo attraverso controluce, il suo interno appare luminoso.       

Le “Apache tears” sono particolarmente presenti in Arizona e rappresentano le lacrime delle donne apache per i loro uomini uccisi in uno scontro con la cavalleria statunitense. Esse sono divenute pietre di meditazione in memoria di quel gran dolore.

Il ‘Big Picacho’, evocato nella seconda poesia qui presentata, è invece il picco da cui gli Apache rimasti si gettarono pur di non essere catturati dalla cavalleria.
Una di quelle evocative 'Apache tear' mi fu donata da un amico ipnoterapista dell’Arizona amante del popolo pellerossa durante un esempio sull’utilizzo dei simboli in ipnosi.

Le poesie “Nel muoversi verso…”, “Canone enigmatico” e “Purché resti un segno di sogno”, furono invece composte nel 1967-1968, ma rientrarono a pieno titolo nella raccolta Apache Tear perché rivificate nella memoria durante le esperienze con l’ipnosi ericksoniana degli anni Ottanta. Il ritmo ritrovato di quei versi mi riportò infatti l’élan vital del tempo perduto della mia adolescenza dandomi un forte slancio creativo in un periodo in cui cominciarono a rivelarsi, attraverso la snervante anemia che mi privava di ogni forza, quei sintomi e segni dei processi maligni da cui fui afflitta negli anni successivi.
Della seconda parte della raccolta Apache Tear fanno parte anche le poesie già pubblicate in questo Blog nel post “Different ways of dancing in verse (Modi diversi di danzare in versi)” del 4 maggio 2016.






1 commento:

  1. Lo schizzo in cui ti raffigura paolo di Pietrantonio mi ha molto colpito. Non so per quale associazione inconscia le montagne alle tue spalle le ho per un momento interpretate come le ali di un angelo. Un angelo piangente di fronte alle avversità della vita ma ben determinato a ritrovare il suo posto nel mondo, come si evince dai versi finali di Apache Tear. Bellissima composizione poetica che trova un degno seguito in Big Picacho. Qui, nelle sequenze di assonanze fonetiche si instaura un andamento ipnotico, quasi sciamanico che ci accompagna in un esaltante viaggio nella psiche della Daniela-Apache. Un risultato artistico eccezionale, ampiamente confermato dalle liriche successive che appaiono nei vari post della raccolta “Apache Tear”. Ancora una volta complimenti…

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