domenica 29 marzo 2020

ESSERE E TEMPO: FU/RETURN da APACHE TEAR (parte II) di Daniela Ripetti-Pacchini



Dalla Prefazione di Romano Luperini (si veda il post del 23/ 2/ 2020)

“...L’autrice di questi versi è come attratta da un punto di fuga vertiginoso – una sorta di punto zero – da un’“intersezione di sogno/ e di tempo”, in cui i suoi sensi possano rinascere in un’immedesimazione di paniche correspondances e di cui la stessa scrittura dovrebbe essere immediata manifestazione: “Così io mi sento/ nel cangiare dei formicolii e dei blocchi del corpo/ tra cielo e oceano/ in un’increspatura leggera del foglio…”.

Ma “tornare/ nuova / al mondo” è programma utopico: l’ardore quasi mistico con cui viene perseguito si scontra con un limite, ritornante anche stilisticamente, nell’uso dei puntolini di sospensione, la cui frequenza è proporzionale allo scacco dell’impresa…

Dietro ci si sente forse, l’eco della poesia americana (Ginsberg), certamente l’impeto “orfico” di Campana (d’altronde indirettamente citato più volte; si veda, per esempio, la poesia Canone enigmatico che rinvia implicitamente a La Chimera). 

Il limite viene varcato in due momenti topici: quando quell’attrazione di cui dicevo diventa la stessa che i significanti esercitano nei propri stessi confronti calamitandosi a vicenda,  rimandandosi i medesimi suoni e così scorrendo lungo l’asse metonimico delle assonanze e delle allitterazioni verso quel “buco vuoto/ senza sfondo” di cui si parla nella poesia Essere e Tempo (che sopra ho chiamato ‘punto zero’), e quando si bloccano di colpo privilegiando l’interruzione fornita dal senso, la chiusura semantica.

Nel primo caso i sensi imprevisti producono esiti surreali (talora originalmente accoppiati a un’istanza di verginità primitiva); nel secondo un’improvvisa e trepida chiarezza lirica, più tradizionale, ma in sé perfettamente compiuta.

Come accade nella poesia  Riarsa  di vita…” che è un bell’esempio di fusione dei vari aspetti della ricerca di Daniela: lo slittamento dei significati (“norma… forma… foglia… adombra”)  non tende qui all’infinito, ma si condensa alla fine,  in una clausola ferma e perfetta... .




Il Meeting Internazionale di Poesia in cui furono 'dette'  alcune poesie di Apache Tear
                    
ESSERE E TEMPO

Vorrei

se potesse inoltrarsi

ancora un po’ il tempo

nel tempo, contare quel

tanto che basta quel

non vero che non cede

e non vede quel non credo

che nel tempo brucia il tempo

come un momento forse

più lungo e più lento

del dove fu consumato

o forse più lesto, ma comunque

destinato alle oscure agonie

che ogni uno ad ogni altro

regala come pegno...

Se non fosse per questo

a che senso servirebbe

contare il tempo?

Come se non fosse vero che

il non vero che non cede

e non vede non è che l’astuzia

del guerriero per dare senso

al tempo...

Così il senso è nel tempo

e neppure lo spazio

abita i suoi luoghi

senza contarsi e saperlo...

E poi... quasi alimentando

nelle astuzie un avvenire

lo spazio esplode in complesse

perizie e incompiute geometrie

come fuga costante e perdita

delle molteplici ragioni vere del senso

il centro si fuga e s’allontana

dal centro, s’allontana

verso un semplice buco vuoto

puntiforme e nero

la cui densità è difficile

avvertire nelle inflessibili

coscienze del guerriero.

Buco vuoto

senza sfondo, per gli ingenui
d’oscuro, tutto tondo

quasi noto: un’arena

non un deserto...

Finché la cecità del tempo

non rinnovi la scomparsa

di ogni visione completa

e finché l’arena

non sia tornata al deserto

e il deserto all’arena...

in un costante ritorno

del TEMPO...

Così ora,

in un lento respiro interno

risvegliando la coscienza

all’oscuro

verso l’esterno...

tutto riprende

il tempo necessario

al risveglio

senza troppo fidarsi

che il risveglio sia

risveglio... mentre qualcosa

di vero accade

all’intersezione di sogno

e di tempo...

 

THE TURNING POINT (FU/ RETURN)
(I Ching: Esagramma 24)


To and fro goes the way
the past returns without blame
on the seventh day comes
return…
он видит ум неба и земли
(one sees the mind of heaven and earth)

Il punto è il centro
tornante
del cerchio
in fondo agli anni-spirali
del tempo… in fondo in fondo
lo stesso sguardo eliocentrico
nel ritrovare il commiato
il confondente gesto…



San Gemignano

Torri Bianche
belle torri
dalle teste esaltate
dal calore che pare
render vive le forme…
in un din-den-don-ondeggiare
forse ondeggia lo sguardo
che ti segue e poi…
piano, si rispondono i flauti
da un verone ad
un altro… e poi
piano, io ti lascio
alle torri là in alto
sguainando le spade
dei tre arcani tarocchi…






DOUBLE TRANCE (1983)



Si fa chiaro

e lentamente

quando i miei cinque sensi sentiranno

il corpo avrà perso i suoi contatti,

i suoi pesi…

sentir te come aria lucente

pulsante materia degli orti e dei deserti

pietra lunare mormorante agli orecchi intorpiditi

i misteri… verranno da tutte le terre

per una terra scomparsa nei piedi…

Sapranno toccarti con tocco infinito

sui pollici addormentati

per mostrarti al di là delle terre

i miei sensi rinati.

 
*
Generare… il lungo sapore…
infilarsi alla fine dell’oscurato estinguersi della sensazione…
generare il suono delle primavere
spese a consumare le invernali promesse di forme…

e poi, nel ricomporre gli anni del TEMPO
baciare quei luoghi segnati dalle tracce dei vuoti
la carne e le grinze come ferite sospese tra orazioni e
suppurazioni…
generare… il tocco del pallido flusso di sole
                  alla fine dell’oscurato estinguersi della luce…

                  … Ora che tutto tace e prolifici i sogni
                  su vie intercontinentali… dormono
                                                                  in-sonni… 



CONTINUA NEL PROSSIMO POST.



                                           

                                              

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