GIANNI
RODARI SU DANIELA RIPETTI E LA SUA INNOCENZA (1969)
La
violenza della disinformazione e dell’abuso di potere
(Gianni
Rodari on Daniela Ripetti and her innocence – 1969)
“Oggi a Benelux (Gianni Rodari), preme
qualcosa di molto grave, cioè che all’inferno – a Rebibbia – possano essere spedite per motivi
da quattro soldi, per giunta falsi, ragazze
entusiaste e innocenti come lei...”
Comincerò
a trattare della violenza della disinformazione e dell’abuso di potere partendo da una dolorosa ed emblematica esperienza personale:
il
kafkiano evento e film dell’assurdo in cui mi trovai inaspettatamente coinvolta
e cioè il mio surreale arresto (nel 1968) e la mia assoluzione (nel 1969) dopo
una permanenza in carcere di ben 15 mesi da innocente per l’ipotetico possesso di 0,4 grammi di hashish, di fatto
inesistenti. Ma quei fantasmatici 0,4 grammi, materializzatisi 'magicamente' dopo che ero stata portata in questura senza mandato di cattura o di comparizione e dopo una successiva perquisizione nella mia stanza, fatta senza la mia presenza e senza mandato di perquisizione, furono il pretesto per dare il via a tutta l'operazione (false flag?) e alla sua spettacolare messa in scena mediatica.
L’
‘errore’ o ‘montatura’ all'origine dell’ ‘ingiustizia preventiva’di cui fui vittima,
fu il frutto velenoso del torbido clima creato dalla "guerra psicologica e non ortodossa" in corso (sin dalla fine della seconda guerra mondiale) in Italia che di quella guerra fu un laboratorio, un "test case". Basta leggere le varie direttive USA del National Security Council (NSC), dello Psychological Strategy Board (PSB), i molti atti declassificati e i rapporti delle varie Commissioni d'inchiesta, per rendersi conto di quante operazioni occulte, quanta 'intossicazione informativa' abbiano pesantemente contribuito a configurare la cronaca e la storia del nostro Paese.
Qui sotto un estratto dal corsivo di Gianni Rodari (Benelux) scritto il giorno della mia assoluzione. L'articolo di Rodari bene sintetizza lo scandaloso abuso da me subito quando ero ancora minorenne.
Da “DANIELA
E L’ITALIA” di Gianni Rodari (Benelux)
(Paese Sera: 10 luglio 1969)
ITA .“...Oggi
a Benelux, preme qualcosa di molto grave, cioè che all’inferno – a Rebibbia – possano
essere spediti per motivi da quattro soldi, per giunta falsi, ragazze entusiaste e innocenti come
lei. Chiunque abbia figlie e sorelle della sua età ci può capire.
Quando fu condannata per
delitti ora giudicati inesistenti, Daniela aveva 18 anni :
la polizia la mise dentro e la denunciò per l’ipotetico
possesso di mezzo grammo di hashish.
Con quella dose Daniela non
avrebbe potuto fumare più di due “paglie”, ossia sigarette drogate.
Ora si apprende che gli
esperti non sono riusciti ad accertare che si trattasse di hashish.
Poteva essere polverina per
gli starnuti di carnevale, il residuo di una cicca, un pizzico di cipria, la
cacatina di una mosca.
Scusateci se siamo sboccati
ma, porco diavolo, questa storia è una delle più squallide ed inquietanti della
già abbastanza malfamata giustizia italiana. Si butta in carcere una ragazza senza
un pelo sulla coscienza, mentre la coscienza nazionale è più pelosa e irsuta di
quella di uno scimmione urango.
In questa stessa Roma, dove
Daniela ha sciupato forse per sempre la sua splendida giovinezza, si radunano
come alla Borsa, i grossisti di droga d’Europa e d’America, poliziotti di alto
rango sono accusati di andare d’accordo con la mafia delle bische. E il boss Liggio viene assolto, mentre i suoi compari
spadroneggiano anche nelle aule del Parlamento.
Qui, signori, non basta che
Daniela sia daccapo libera, sarebbe troppo comodo! Lei e tutti gli onesti debbono
esserne risarciti. Come? Prima o dopo si
vedrà".
CONTINUA...
ENG. I will begin to deal with
disinformation and abuse of power, starting from a painful and emblematic personal
experience:
the kafkaesque story and
theatre of the absurd in which I found myself unexpectedly involved, i.e. my arrest
(in 1968) and my acquittal (in 1969) after spending 15 months in prison charged
with possession of 0.4 grams of hashish, a charge that turned out to be
completely unfounded.
Here is an excerpt from an
article published after my acquittal on the front page of Paese Sera, written by the author, journalist and educator Gianni
Rodari (alias Benelux) 1. This excerpt summarizes the scandalous abuse that I suffered
when I was still a minor.
GIANNI RODARI: “DANIELA and ITALY” (1969)
The innocence of Daniela Ripetti and the violence of disinformation
and abuse of power
ENG.
“…Today I want to talk about something really serious – the fact that in
Italy a young, enthusiastic, innocent girl like Daniela can be thrown into the
pure hell of Rebibbia Women’s Prison for trivial, entirely false motives.
Anyone who has daughters or sisters of her age will understand. When she was
sentenced for crimes now judged to be non-existent, Daniela was 18: the police
put her inside and charged her with possession
of half a gram of hashish, just about enough for two joints. Now we learn that
experts have not been able to prove that it was really hashish. It could have
been sneezing powder, the remains of a dog end, a pinch of face powder, or even
fly shit. Excuse my language, but hell, this whole case is one of the most
disturbing examples of the failings of the Italian justice system, which
already has a pretty bad reputation. An innocent young girl gets thrown in
prison, while true serious crimes are ignored. In Rome itself, where Daniela
was robbed of her youth, perhaps forever, drug dealers
from Europe and American gather together and high-ranking police officers are
accused of conspiring with the gambling mafia. The mafia boss Liggio is found
not guilty, while his men throw their weight around, even in the Italian
parliament.Ladies and gentlemen, here it is not enough that Daniela
is free again, it would be too easy! She and all honest people must be
compensated. How? Sooner or later we’ll see”.
To be continued...
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Il corsivo di Benelux (Gianni Rodari) è
del 10 luglio 1969 (non del 9)
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Unjust justice: she spent 15 months in jail despite being completely
innocent.
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1. http://it.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari
http://en.wikipedia.org/wiki/Gianni_Rodari
Si
veda il mio ultimo libro:
UNA
GIOVINEZZA RUBATA-MEMORIE DI GUERRA FREDDA ISBN: 9788879971430 Books &
Company editore, Sett.2019
Il
libro si trova qui:
Per chi utilizza solo
librerie non virtuali è possibile trovarlo o ordinarlo anche nelle librerie
Feltrinelli, essendo nel loro catalogo.
Recensione a Una giovinezza rubata-Memorie di Guerra Fredda, del
filosofo Augusto Illuminati su OperaViva magazine a questo link:
Dalla quarta di copertina:
Attraverso
ricordi, frammenti autobiografici e documentazione storica, l’autrice di questo
libro apre delle fenditure e si addentra nel labirinto di specchi e nel caos
illusionistico della cosiddetta “guerra fredda”. Una guerra prevalentemente
psicologica (Psywar) e non ortodossa che può essere considerata un surrogato di
una terza guerra mondiale dispiegata o la forma moderna e postmoderna del
guerreggiare al tempo dell’equilibrio del terrore.
Di un tale ibrido
guerreggiare di cui l’Italia è stata un laboratorio, un “test case”, vengono
qui descritte le tattiche e le strategie utilizzate per il controllo
psicopolitico dei conflitti sociali, geopolitici, e di quella “gioventù
irrequieta” che nei punti più alti del capitalismo – anche se non senza
contraddizioni – ha osato dire “no” alle violenze e agli abusi di tale sistema.
La giovinezza di
cui si parla in questo scritto non è solo la giovinezza dell’autrice e della “gioventù
irrequieta” degli anni Sessanta e Settanta, ma anche, ed è il tema portante, la
giovinezza della democrazia dal dopoguerra in poi, una democrazia fragile e
conculcata nella sua evoluzione.
A cinquanta anni dalla
strage di Piazza Fontana, un modo per non scordare gli “orridi eventi” e i
paradossi del periodo ironicamente definito post-bellico.
Eng. From the back cover:
Through memories, autobiographical fragments and historical documentation,
the author of this book opens some cracks and enters the labyrinth of mirrors
and the illusionistic chaos of the so-called “Cold War". The Cold War, a
predominantly psychological and unconventional warfare, can be considered a
substitute for a high-intensity third world war and a modern and postmodern
form of war at the time of the balance of terror.
Of such a hybrid warfare, which Italy has been a "test case” of, are
described here the tactics and strategies used for the psycho-political control
of social, geopolitical conflicts, and of the "restless youth" of the
Sixties and Seventies that in the highest points of capitalism dared to say
"no" to the violence and abuses of this system.
The youngness spoken of in this book is not only the youngness of the
author and of the "restless youth" of the Sixties and Seventies, but
also, and is the supporting theme, the youngness of ‘post-war’ democracy, a
fragile democracy, violated and trampled in its evolution.
Fifty years after the Piazza Fontana massacre, a way to not forget the
"horrid events" and the paradoxes of a period ironically defined
post-war period.